lunedì 29 aprile 2013

Teatro e sordità

Che cos'è il teatro per un sordo?

Per un sordo andare a teatro non è certamente un’attività abituale, anche perché ancora oggi se pur la cultura dei sordi si afferma sempre di più e acquisisce una sua identità, gli spettacoli dedicati a quest’ultimi sono pochi. Ciò non comporta il fatto che non possano esistere persone sorde affascinate dal teatro, e ancor di più attori non udenti che fanno teatro.
Non si spiegherebbe altrimenti la nascita di molti laboratori di teatro che organizzano alcune associazioni che si preoccupano in un certo senso dell’integrazione e dell’emancipazione delle persone sorde, o ancora la presenza di alcuni attori sordi che cercano di parlare della propria disabilità attraverso il palcoscenico.
 È questo il caso di Francesco D’amico, attore sordo che, qualche anno fa ebbe l’idea “rivoluzionaria” di creare un’iniziativa che potesse portare a teatro sordi e udenti e li facesse sorridere delle stesse battute. Un nuovo tipo di cabaret – un cabaret “”diversamente comico”- che avesse come punto di forza la capacità di trasmettere in modo ironico, riflessioni sulla difficoltà di comunicare. Ecco che nasce così il gruppo teatrale “Diversamente Comici” composto appunto da Francesco (attore sordo) e da Giuditta Cambieri (attrice udente), che insieme hanno dato vita ad un linguaggio teatrale che unisce Voce, LIS (Lingua dei Segni), mimica del corpo e musica. I due attori dicono:
‹‹Il nostro desiderio è quello di abbattere le barriere della comunicazione; proprio per questo abbiamo scelto il cabaret: una forma di teatro diretto,  immediato, dove non esiste confine tra attore e spettatore››.


Come si può vedere dal video che ho voluto inserire tra battute sarcastiche, giochi di parole e doppi sensi , Giuditta e Francesco raccontano la loro vita di coppia svelando al pubblico la visione di un mondo dove i sordi e gli udenti si conoscono , s’innamorano, litigano e si prendono in giro.
Sono molti i lavori teatrali che i due attori hanno fatto in questi anni, ma il lavoro che più di tutti ha attirato la mia attenzione e che ho voluto inserire nel blog, è la serie televisiva “L’Amore è sordo”, realizzata in collaborazione con il Segretariato Sociale Rai, andata in onda per via sperimentale su RAI 1 il 22 Agosto del 2012 alle 24:00 e che non si sa se la Rai intende mandare in onda in tutte le sue puntate successivamente.
La serie racconta la storia di Francesco un trentenne sordo che ha un sogno da tutti reputato assurdo e al di fuori della sua portata: vuole fare l’attore. Precisamente non vuole fare l’attore sordo di un teatro per sordi, vuole fare l’attore di cinema in genere. Vuole diventare un attore per tutti, esprimersi e farsi capire sia dai sordi che dagli udenti. Dopo essersi trasferito dalla provincia in una casa in affitto a Roma si mette in cerca della sua grande occasione. Viene a conoscenza dell’esistenza di una scuola di recitazione tenuta da una preside particolarmente sensibile al mondo dei sordi. Supera la scrematura in base al curriculum ed entra a far parte della scuola.
La preside in un primo momento tiene nascosto a Giuditta, l’insegnante, il fatto che avrà un allievo sordo in classe. Durante la prima lezione nessuno sa che Francesco è sordo e quando Giuditta chiede ai suoi allievi di fare un esercizio, soltanto Francesco lo eseguirà correttamente. Nel momento in cui Giuditta gli parlerà scoprirà la sua sordità. Ecco così che la sua prima reazione sarà di sconcerto e chiusura. La donna non ha mai conosciuto una persona sorda, non conosce la LIS e non ha idea di come poter insegnare ad una persona con queste caratteristiche. Ma Francesco ha capito che Giuditta è la persona giusta che può aiutarlo a realizzare il suo sogno.
In una storia semplice si vede cosa succede quando un sordo e un udente condividono il quotidiano, esaltando così l’integrazione totale.
Non posso non concludere dicendo che purtroppo il dibattito sul telefilm è stato all’origine di un’aspra polemica tra i due gruppi dei PRO-LIS e dei contrari. I gruppi favorevoli erano gli stessi favorevoli al bilinguismo Italiano/LIS , mentre quelli contrari erano spesso i membri che prediligono l’utilizzo e la conoscenza del solo italiano, sostenendo che la conoscenza della LIS porti alla ghettizzazione dei sordi.
Indipendentemente dalle critiche mosse credo valga la pena di vedere la puntata andata in onda per via sperimentale, e giudicare voi stessi la qualità del lavoro fatto.

Clicca QUI per vedere "L'amore è sordo"


Per conoscere di più Francesco D’Amico, consiglio di leggere l’intervista di Vanessa Cappella su (La Repubblica), e di vedere il video che posto di seguito.












domenica 28 aprile 2013

Il "Guerriero del Silenzio" Renato Pigliacampo

“Bisogna avere il coraggio di amare il Silenzio, scritto con la S maiuscola, perché dietro, tout-court, c’è tutto un mondo di persone ‹‹meravigliosamente speciale ››, vale a dire bembini e adulti che non possono udire intelligibilmente la parola tramite la percezione acustica. Nel corso dei secoli indicati: sordomuti, sordi, sordastri, cofotici, non udenti, male udenti, anacusici, ipoacusici, audiolesi, deboli d’udito e duri d’orecchio. Io li chiamo semplicemente persone del Silenzio, miei fratelli: e so che, pronunciandone il nome, mi attribuisco il merito di far parte di quel mondo migliore, che procede con una marcia in più”

Queste sono le parole che Renato Pigliacampo scrive nel suo blog http://www.renatopigliacampo.it/public/blog/, blog in cui lo psicologo della comunità sorda, cerca di denunciare una realtà troppe volte ignorata, dimostrando di non temere la sordità, di averla metabolizzata attraverso la cultura, il coraggio e la continua richiesta alle Istituzioni di rispondere alle necessità del Silenzio. Per Pigliacampo, il Silenzio non deve essere semplicemente ascoltato, ma sentito affinché diventi strumento per abbattere le barriere e conduca alla conquista della parola e della dignità, troppo a lungo negata. Il Silenzio deve diventare, dunque, momento di attenzione e osservazione, nonché di rispetto: la via d’accesso alla porta principale del linguaggio, che è, in primis, comprensione e sentimento.
La storia di pigliacampo è, innanzitutto, la storia di un bambino inserito in una famiglia preoccupata della condizione clinica delle sue orecchie, impossibilitate ad ascoltare, ma è al contempo, la scoperta di un figlio che è andato oltre i condizionamenti, oltre la parola verbale perché, pensando e scrivendo, egli  è riuscito ad entrare nel mistero delle parole e a padroneggiarle con ineguagliabile maestria e sapienza. Centrali, nella sua vita, appaiono le sue mani, che egli chiama “mani segnanti”, che raccontano la sua esistenza nel Silenzio: attraverso le sue mani, capaci di comunicare idee e emozioni, egli diventa padrone del suo Silenzio e artefice del suo destino.
Impegnato infatti da diversi anni nel dibattito sull’educazione dei sordi, si è fatto apprezzare per la sua originalità e il suo coraggio nel denunciare, anche attraverso il racconto della propria esperienza personale, gli errori compiuti nel passato dalla tradizione storica, incentrata sul metodo oralista e sulla mortificazione della lingua dei segni.
Pigliacampo si è cimentato nello studio delle più diverse discipline, dalla linguistica all’antropologia, ricavando, da ciascuna, idee e spunti interessanti per giungere all’affermazione della sua teoria: la Lingua dei Segni è la lingua naturale dei sordi e la loro educazione potrà essere proficua solo se la società sarà disposta ad accettarla senza pregiudizi e ad utilizzarla. Senza lingue, infatti, senza uno strumento che permetta loro la comunicazione, i non udenti non potranno conquistare nella società il posto che meritano.
Interessante è l’intervista che Renato Pigliacampo rilascia in occasione di un Convegno dell’ ENS di Treviso del 16 Ottobre 2010.

sabato 27 aprile 2013

Renato Pigliacampo: una breve biografia

Renato Pigliacampo è uno psicologo sordo, docente, pedagogista e poeta italiano.
Nasce a Recanati il 29 Settembre 1948. Nelle campagne recanatesi  vive i felici anni della fanciullezza, anni che rimarranno indelebili nella sua mente nonostante la malattia che lo strappa a quella vita fatta di suoni e richiami degli animali e della natura. All'età di 12 anni, infatti, una meningite diagnosticata in ritardo lo condanna alla sordità grave.
Fu in seguito a questa malattia che Renato fu costretto a lasciare la famiglia così giovane e partire alla volta di Firenze dove in una scuola speciale per sordi può portare a termine la scuola dell'obbligo. A 15 anni si trasferisce a  Padova, per frequentare la scuola superiore presso l'Istituto per sordi "A. Magarotto", da poco creato. Fu qui che ebbe i primi rapporti con la comunità dei sordi e che comprende la capacità di esprimersi nella Lingua dei Segni.
Nel '69 arriva a Roma, comincia a lavorare come assistente didattico presso l'Istituto per sordi della capitale e si iscrive a "La Sapienza", corso di laurea in Pedagogia. Nel frattempo conosce Delfina, udente, che diventa sua moglie nel 1973, dalla cui unione nascono nel 1974 il primogenito Luca e nel 1975 Marco. Nello stesso anno conclude gli studi universitari laureandosi in Pedagogia indirizzo Psicologico con la lode. E' il primo sordo italiano ad ottenere la laurea in questo settore.
In quegli anni aveva cominciato a sperimentare la poesia e la narrativa; anche la sua passione politica affonda le sue radici negli anni universitari. I suoi studi continuano, e sempre nella stessa università consegue il Dottorato di ricerca in Sociologia e Ricerca Sociale. Qualche anno dopo ottiene l'iscrizione all'Albo degli Psicologi. I titoli conseguiti permettono al nostro docente di tornare nelle Marche, con la sua famiglia.
Nel 1978, infatti, lascia l'insegnamento alla scuola per sordi di Roma e viene assunto come psicologo dell'ASL di Recanati-Civitanova. Condurrà questa attività per quasi trent'anni, raggiungendo la qualifica di dirigente, occupandosi soprattutto di problematiche di inserimento sociale delle persone handicappate e approfondendo sul campo gli studi teorici e le tesi sostenute.
Nel 1981 pubblica la raccolta di poesie  "Dal Silenzio", nel 1983 pubblica la sua prima importante pubblicazione scientifica: "Lo Stato e la diversità. Aspetti dell'inserimento dei sordi nella scuola ordinaria" e nel 1985 pubblica il romanzo autobiografico "Una giornata con me. Vita di un insegnante sordo" e la raccolta di poesie "Radice dei giorni".
Bisogna dire comunque che la poesia gli regala importanti soddisfazioni; egli vince infatti numerosi primi premi letterari, tra cui per due volte il Premio Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Oltre ad occuparsi di problematiche sociali, partecipa attivamente alla vita associativa della comunità italiana dei sordi, ricoprendo cariche elettive nazionali. In particolare è ripetutamente eletto consigliere nazionale dell' ENS (Ente Nazionale Sordi) in cui dirige a lungo il Dipartimento Scuola-Educazione-Università. Ha fondato e diretto per vent'anni il periodico "Il Sordudente", la rivista "Poeta & Poesia" 
All'impegno sociale si affianca negli anni un crescente interesse per la ricerca scientifica, stimolata dagli incarichi di docenza nei corsi di specializzazione degli insegnanti presso l' Università di Urbino dove oltre a molti saggi brevi nelle riviste specializzate, pubblica molti volumi.
Non meno importante è l'interesse per la politica, sempre presente, interesse che gli permette di ottenere l'onorificenza di Cavaliere Ufficiale della Repubblica Italiana, e di essere candidato al Senato nel 2001.
Attualmente Renato Pigliacampo è docente dell'Università di Macerata, in cui insegna Psicologia e pedagogia della disabilità sensoriale e Teoria dei linguaggi, è consulente scientifico dell' ENS e guida inoltre la commissione "Integrazione scolastica" della FAND (Federazione Associazioni Nazionali dei Disabili).

venerdì 26 aprile 2013

Segnare è Parlare!

Per comunicare, i sordi, usano sistemi di comunicazione che privilegiano il tatto; si tratta di codici che vanno dal più semplice ai più complesso:
  • La comunicazione con il metodo Malossi avviene con l’uso delle mani: per indicare una lettera si tocca un determinato punto della mano aperta; per scrivere una parola si toccano in sequenza diversi punti.
 

  •  Metodo LIS è la Lingua Italiana dei Segni: è un sistema di comunicazione di tipo gestuale, nei quali i gesti vengono utilizzati per esprimere parole o concetti. In alcuni casi si tratta di sistemi semplici, fatti di gesti anche personali (Simbolici, come il Segno Individuale della Persona) ed altri sistemi codificati, ossia veri e propri linguaggi strutturati convenzionalmente, con una propria grammatica e sintassi, come la Dattilologia,  sistema composto da una serie di movimenti effettuati dalle dita delle mani, attraverso i quali è possibile rappresentare le singole lettere dell'alfabeto. Non esiste una lingua dei segni universale. In ogni Paese troviamo comunità di persone sorde che si servono dei segni per comunicare e che usano varietà diverse di lingue. L’American sign language (ASL), la Langue des signes française (LSF), il British sign language (BSL) e la Lingua dei segni italiana (LIS) sono alcune tra le più note e studiate varietà linguistiche in segni che si sono sviluppate nei rispettivi Paesi. Ognuna di tali varietà ha caratteristiche strutturali autonome.

     
LIS: alfabeto manuale (dattilologia)


 L'immagine successiva rappresenta la Lingua dei Segni Francese:



 Lingua dei Segni Americana:


Quest'ultima è invece la Lingua dei Segni Inglese:



 

mercoledì 24 aprile 2013

Devi essere sordo per capire di Willard J. Madsen


 
 
 
Che cosa c’è di più terribile che essere un bambino,
a scuola, in una stanza vuota di suono
con una maestra che parla e parla e parla;
e quando ti viene vicino si aspetta che tu abbia capito le sue parole?
Devi essere sordo per capire.
 
O quando la maestra pensa che per farti felice basti insegnarti a parlare con la tua voce;
come se tu fossi un giocattolo rotto nelle mani di un bambino ignaro
che ti strapazza per ore ed ore senza fine e pietà,
prima che venga fuori un verso che assomigli a un suono?
Devi essere sordo per capire.
 
Che cosa c’è di più terribile che avere la tentazione
di conoscere tutte le verità del mondo e di volerle conoscere con le tue sole forze,
e poi scoprire che questo tuo desiderio è destinato ad andare in fumo
e allora ti rivolgi a un fratello, a una sorella, a un amico perché ti guardino per darti una risposta
e che invece ti dicono, “ma di che ti impicci, lascia perdere”
Devi essere sordo per capire.
 
Che cosa c’è di più terribile che starsene in un angolo in castigo,
pur sapendo di non aver fatto niente di male,
se non di esserti azzardato ad usare le mani
per comunicare a un fratello del silenzio
un pensiero che ti è venuto in mente proprio in quel momento?
Devi essere sordo per capire.
 
Che cosa c’è di più terribile che vedere qualcuno gridare,
qualcuno che è solo convinto di aiutarti a sentire;
o interpretare male le parole di un amico
che non vuole far altro che aiutarti a capire,
mentre tu credi che voglia prenderti in giro?
Devi essere sordo per capire.
 
Che cosa c’è di più terribile di quando ti ridono in faccia,
solo perché tu cerchi di ripetere le parole degli altri
proprio per essere sicuro di aver capito bene,
e poi ti accorgi che non avevi capito niente
e allora vorresti gridare, “Ti prego, fratello, aiutami!”?
Devi essere sordo per capire.
 
Che cosa c’è di più terribile che pendere dalle labbra
di qualcuno che sente per te al telefono un amico;
o far telefonare a una ditta ed essere costretto a svelare le tue cose più intime,
e poi scoprire che le tue parole non sono state “tradotte” chiaramente?
Devi essere sordo per capire.
 
Che cosa c’è di più terribile che essere sordo e solo
in compagnia di quelli che possono sentire
e tu non puoi far altro che tirare ad indovinare mentre si cammina,
perché non c’è nessuno che ti tenda una mano
mentre tu cerchi di destreggiarti tra le parole e i suoni?
Devi essere sordo per capire.
 
Cosa c’è di più terribile che incontrare per strada
uno sconosciuto che all’improvviso apre la bocca per chiederti qualcosa
le parole corrono veloci sulle sue labbra e tu non riesci a capire nulla,
perché lui non sa che tu ti sei smarrito
a rincorrere la sua voce?
Devi essere sordo per capire.
 
di Willard J. Madsen
(Traduzione di P. Marra)
 
 

 






 

domenica 21 aprile 2013

Petizione: Io segno la Lis. Ma lo Stato italiano non riconosce la mia lingua. #iosegno

Firma la petizione per chiedere a tutti i capigruppo della Camera dei Deputati e del Senato, al Presidente del Senato Pietro Grasso, al Presidente della Camera Laura Boldrini di impegnarsi affinchè la LIS venga finalmente riconosciuta come lingua ufficiale dal Parlamento italiano.

Chiediamo che venga riconosciuta la LIS in italia!

Clicca QUI per firmare la petizione

giovedì 18 aprile 2013

Musica da guardare!

Rap segnato e beat-box

Un mix di spettacolo! Musica non solo da ascoltare....ma da guardare!!

Posto anche i link di altre canzoni LIS che mi sono piaciute particolarmente:

Tiziano Ferro Lis - La differenza tra te e me -

Arisa Lis - La notte -

Modà feat. Jarabe de Palo LIS - Come un pittore -

Buona visione!!

Musica e LIS


Una delle più belle canzoni di Luciano Ligabue tradotta in lingua dei segni da Loredana Mendicino, interprete LIS. 

Tutti gli uomini sono sensibili alla musica.
I sordi raccontano spesso il mondo dei suoni, in quanto anch'essi sono degli esseri uditivi per natura.


La musica, in questo caso, funge da mediatore tra il mondo degli udenti e il mondo dei non udenti creando una relazione tra questi.

Le canzoni tradotte in lingua dei segni coinvolgono i sordi in quell'universo così speciale per noi udenti che è, appunto, la musica, la quale muove in noi diverse emozioni e sensazioni. 

Canzoni che ci fanno rilassare, ci rendono felici, ci fanno pensare, ci fanno diventare tristi e a volte sembrano raccontare un pezzo della nostra vita. Tutto questo attraverso non solo la melodia, ma le parole che la canzone contiene. 
Tradurre le parole, dalla lingua verbale nella lingua dei segni, permette ai segnanti di condividere con noi quelle emozioni che la nostra lingua ci trasmette, e a noi di rimanere affascinati dal loro linguaggio visivo-gestuale che risulta essere molto intuitivo in alcuni casi, ma anche molto poetico, espressivo e coinvolgente. 

giovedì 11 aprile 2013

La musica si sente a gesti

«[...] Eugenio Scarlato è un giovane, calabrese di nascita, rimasto sordo a soli dieci mesi.
La sua vita ha preso una piega diversa quando si è trasferito a Bologna dove, frequentando un giro di appassionati di musica, ha avuto l'intuizione di cominciare a cantare con le mani anzi, o meglio, a rappare con le mani. [...] Eugenio è il primo e unico rapper sordo d'Italia, canta proprio per i sordi in lingua italiana dei segni. [...] La sua passione lo spinge a partecipare al programma televisivo Italia's got talent su canale 5, nel quale presenta la sua canzone "Dubbio dubbio". [...] Una bella gratificazione per il ragazzo calabrese di 34 anni che definisce questo suo mestiere quello del “lis performer”. [...] Un musicista, ma anche un ragazzo molto sensibile ai problemi dei non udenti, tanto che nei mesi scorsi, a Bologna, ha aperto il primo locale gestito da ragazzi sordi che punta su cibo, cultura e sull’integrazione di linguaggi differenti. [...] Eugenio spera che la sua partecipazione al talent di Canale 5 sia servita ad accendere una luce sul mondo parallelo dei sordi, perché a volte, per capire, bisognerebbe semplicemente allargare i nostri sensi».

(Il Quotidiano Calabria)
Qui il video della performance ad Italia's got talent
Qui  il video del nuovo singolo di Mr Scarlato!